Il Busto Reliquiario di Sant'Agata, alto 60 cm, completamente in argento, ha origini molto antiche. Esso risale all'anno 1376 ed è opera dello scultore Giovanni Di Bartolo che, incaricato dall'allora vescovo Marziale, non volle badare a spese. L'artista aveva ancora ben chiari i ricordi della recente realizzazione dei busti reliquiari dei Santi Pietro e Paolo. Motivo per cui i tratti somatici del busto della Santa Patrona di Catania conservano delle evidenti somiglianze con quelli dei sopracitati Santi. Al suo interno si trovano parti del corpo della Santa, nello specifico il teschio e frammenti appartenenti alla gabbia toracica. In superficie, innumerevoli i preziosi ornamenti. Si tratta per lo più di ex voto dal valore inestimabile. Da segnalare la corona che, secondo quanto narra la leggenda, fu un dono del re inglese Riccardo Cuor di Leone. Di primaria importanza anche l'anello di San Gregorio Magno, la croce del Cardinale Nava, la croce della Legion d'Onore di Vincenzo Bellini, la croce di Leone XIII e un anello appartenuto alla Regina Margerita che lo donò alla Santa nel 188, in occasione di una sua visita a Catania. Lo Scrigno è una cassa d'argento in stile gotico, contenente le reliquie della Santa: le due braccia con le mani, le due gambe con i piedi, i due femori, una mammella (l'altra è a Gallipoli) e il sacro velo. Inizialmente attribuita a Giovanni Di Bartolo, autore del Busto Reliquario, si venne successivamente a scoprire che l'opera risaliva ad un'epoca diversa, nello specifico al XIV secolo. I committenti furono l'Università e il Comune di Catania.
Il Fercolo - detto comunemente vara - è un carro argenteo adibito a trasportare le reliquie di Sant'Agata durante i giorni dei festeggiamenti a lei tributati. La sua costruzione è databile intorno alla metà del XVI secolo per mano di Antonio Archifel. Il Fercolo di distingue per uno stile rigorosamente classico rinascimentale. Esso rimase tuttavia notevolmente danneggiato - per essere poi prontamente ricostruito - in seguito ai bombardamenti del 1943. Tra i numerosi, preziosissimi ornamenti, da segnalare i 12 Apostoli sul tetto e le scene del martirio sul basamento.
A differenza di una radicata quanto infondata credenza popolare, non c'è un motore che ne provoca il movimento: da sempre, infatti, il fercolo viene trainato dai devoti per mezzo di due lunghi cordoni di 130 metri ciascuno. Durante i giorni della festa, esso viene decorato ai lati con dei garofani: rosa il 4 Febbraio, bianchi il 5 Febbraio. Il primo si ricollega al colore rosso, simboleggiante il martirio. Il bianco, invece, è il colore della purezza, della verginità . Collocato per tutto l'anno su una rimessa adiacente la Cattedrale, il Fercolo è visitabile tramite biglietto di accesso al Museo Diocesano.