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Storia dello Stemma della Città

Lo Stemma della Città di Catania è costituito da uno scudo con lo sfondo azzurro, sulla sommità vi è la corona reale aragonese e, nella parte inferiore, la sigla "S.P.Q.C". Al centro è presente un elefante posto di profilo, di colore rosso, con le zanne rivolte a sinistra, e infine sopra di esso è presente la lettera "A" maiuscola, anche essa di colore rosso.

La Sigla

La sigla â€œS.P.Q.C.” sta per Senatus Populusque Catanensium (il Senato e il Popolo di Catania).
La magistratura comunale catanese fece infatti uso in maniera irregolare, non disponendo del relativo privilegio, del titolo di senato a partire dal 1608 ma, dopo le proteste delle città di Palermo e Messina, che usavano invece il titolo regolarmente, con la lettera del vicerè Emanuele
Filiberto del 16 giugno 1624, ne venne consentito l'uso. 

La lettera A

Lo stemma di Catania che sovrasta l'elefante (simbolo di saggezza), e che ha suscitato nei secoli tante polemiche, è inteso come l'iniziale di Agata, la santa patrona della città. Questa è l'interpretazione più autorevole, sostenuta in primo luogo dal prof. Matteo Gaudioso in una sua relazione presentata il 7 luglio 1927 all'amministrazione comunale. Altre due interpretazioni, oltre quella religiosa, ne erano state date in precedenza: quella politica, secondo cui la A rappresenterebbe il monogramma di Aragona («la rappresentazione simbolica - scrive il Gaudioso - della Città che si erige in difesa dei Re Aragonesi»); e quella classicheggiante, che nella A vuole il monogramma di Athena, dea della sapienza (Catania, città colta per lo Studium generale, ossia l'università, fondata nel 1334, e per il suo primato culturale nell'antichità classica, per cui Catania fu denominata « la sícula Atene »). Una quarta, di compromesso, tentava di conciliare due di queste tre interpretazioni: Agata e Aragona insieme. 

U Liotru
L'elefante, di colore rosso porpora, posto al centro di profilo, richiama la statua di pietra lavica presente in piazza Duomo dal 1736, popolarmente chiamata U Liotru
Si narra che il famigerato elefante venne chiamato Liotru in onore di un mago: Eliodoro. Egli visse intorno al 725 d.C., quando Catania era una provincia bizantina dell'Impero Romano d'Oriente, ed aspirava a diventare il vescovo di Catania ma non riusciva ad affermarsi. Un giorno però conobbe uno stregone ebreo che gli insegnò arti magiche e lo convertì al giudaismo. Si racconta che una notte Eliodoro si recò presso il sepolcro degli eroi ed iniziò ad evocare il diavolo, grazie a un misterioso scritto che gli era stato consegnato dallo stregone ebreo. Quando il diavolo apparve, Eliodoro gli comunicò le sue ambizioni e il diavolo rispose che se egli avesse rinnegato la fede in Cristo gli sarebbero stati conferiti poteri magici. Fu così che Eliodoro accettò ed ottenne poteri sovrannaturali. Fu lui stesso a costruirsi magicamente l'elefante, con la lava dell'Etna.
A cavallo della magica creatura girava per la città, facendo scherzi e dispetti alla popolazione. Si racconta che andasse al mercato e comprasse tutto quel che gli piaceva, pagando con ori e diamanti, ma quando se ne andava, essi si trasformavano in sassi. Infine Eliodoro venne condannato a morte da Costantino, ma nel momento in cui stava per essere eseguita la sentenza, egli domandò in grazia una catinella d'acqua: vi tuffò la testa e sparì misteriosamente. Fu il vescovo Leone, detto il Taumaturgo, che celebrando una messa riuscì a ridurre il mago Eliodoro in un mucchio di cenere. Il suo elefante però rimase vivo ed è ora simbolo della città di Catania.

Oltre le leggende, si ritiene che originariamente la statua dell’elefante sia stato oggetto di culto in un tempio di riti orientali della Città. Stranamente poi venne portato fuori le mura, dove rimase per più secoli. In seguito, dopo essere stato dimenticato per diverso tempo, venne ricondotto in città dai padri Benedettini del monastero di S. Agata e posto ad adornare un antico arco.
Nel 1508, però, essendo stato completato il vecchio Palazzo di Città, l’arco venne abbattuto e l'elefante fu posto sul prospetto della parte nuova dell'edificio. Dopo il terremoto del 1693, l'elefante fu nuovamente abbandonato, ma nel 1727 l'olandese Filippo d'Orville, trovandosi di passaggio da Catania, sollecitò che esso venisse innalzato insieme all'obelisco egizio, che adesso lo sormonta nella famosa Piazza Duomo.




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