Il Monastero della Santissima Trinità è un edificio settecentesco situato al
centro di Catania.
Originariamente
sede di un convento di clausura femminile, oggi è suddiviso in due aree
principali, di cui una ospita la caserma dei Carabinieri del distretto di Piazza
Dante, mentre l'altra ospita un liceo scientifico intitolato a Enrico Boggio Lera.
L'area
occupata dal plesso conventuale originariamente era una insula della Catania romana. Qui furono
eretti nel 1537 il Monastero di Santa Maria della Raccomandata (o di Valverde)
e la chiesa di San Nicolò dell'Oliva. Il monastero della Santissima Trinità,
invece, si affacciava originariamente sulla Luminaria (corrispondente
all'attuale via Etnea) più ad est, dove oggi è situato il Palazzo
dell'Università. Quest'altro convento era stato fondato nel 1349 grazie alla
donazione di Cesarea Augusta, una nobildonna catanese. Chiuso nel 1554, venne spostato nella sua attuale area e riaperto nel 1566. Il convento era
circondato da mura che impedivano alle suore di uscirne.
A metà
del XVII secolo, il monastero contava 26 suore ed era l'ottavo più popolato
della città. Nel 1669 il convento si vedeva circondato, rimanendone tuttavia
illeso, dall'eruzione dell'Etna, l'8 marzo da sud, il 30 aprile da nord.
Nella
seconda metà del secolo le suore sono 34, ma in seguito al terremoto dell'11
gennaio 1693 ne muoiono 28 (più dell'80%). La sua collocazione centrale gli
permise di essere inserito tra i sei conventi da ricostruire. Altri sette
edifici monastici cittadini invece vennero abbandonati. L'area che le suore
occuparono fu ampliata notevolmente rispetto al nucleo primario e i lavori
furono affidati all'architetto Alonzo Di Benedetto, sostituito nel 1735 da
Giovanni Battista Vaccarini, che contribuì notevolmente a dare alla città il
caratteristico aspetto barocco, e nei dieci anni successivi da Francesco
Battaglia.
Negli
anni trenta il monastero si ripopolò, fino ad ospitare 22 religiose, che
continuarono ad osservare una rigida clausura, interrotta solo in
occasione della festa del Santo Chiodo, il 14 settembre. Nel corso della
ricostruzione, si procedette a creare degli spazi che vennero adibiti ad
abitazioni e negozi e quindi affittati ad esterni. Nel 1861 il livello della
via Vittorio Emanuele II (all'epoca strada Reale), su cui il convento si
affaccia, fu abbassato e le abitazioni si ritrovarono un piano più in alto
rispetto alla strada; si procedette quindi ad un'ulteriore ristrutturazione per
rendere accessibili tutte le aree dell'edificio.
Il 30
luglio 1866, con la confisca dei beni ecclesiastici da parte del Regno
d'Italia, il monastero della Santissima Trinità fu chiuso. Inizialmente fu
assegnato al Provveditorato agli Studi, che ne fece un convitto femminile.
Successivamente, la struttura ospitò anche la sede dello stesso provveditorato.
Nell'ottobre 1923 divenne la sede del liceo scientifico "Principe
Umberto". Il 1º ottobre 1967 il liceo fu trasferito nel quartiere Cibali e
le classi rimaste nell'ex monastero formarono il Secondo liceo scientifico, poi
ribattezzato liceo scientifico statale "Enrico Boggio Lera".
I lavori
per la realizzazione della chiesa della SS. Trinità furono iniziati nel 1746 e
conclusi cinque anni dopo. La facciata si attribuisce a Francesco Battaglia, e
si presenta tripartita ad ingresso unico, concava nella sua parte centrale.
Preceduto da una scalinata in pietra lavica, il portone d’ingresso è decorato
da due figure che sono rivolte verso l'Occhio di Dio posto al centro. Nel
secondo ordine si aprono tre finestroni separati da colonne. Il terzo registro
è formato invece da due torrette quadrangolari chiuse a cupoletta. Il portale
d’ingresso è stato abbassato in seguito alla livellazione delle strade del 1861
e la sala centrale è stata raccordata all’atrio con una doppia rampa di scale.
Anche l’ingresso laterale, sulla via Quartarone, è stato chiuso per la stessa
ragione, così se ne ricavò una nicchia per un altare dedicato al Crocifisso,
decorato da notevoli statue in ceramica di fine Settecento. All’interno, sopra
l’ingresso, fu ricavata una elegante cantoria dorata e finemente decorata. La
pianta ellissoidale riprende il tema borrominiano del San Carlo alle Quattro
Fontane, lezione acquisita nella "rinascita catanese". Sul fondo, il
presbiterio è a pianta rettangolare e la sua presenza crea nell’ambiente un
effetto di fusione spaziale tra elementi curvi ed elementi lineari. Le opere
pittoriche ivi custodite sono di notevole pregio artistico. Sugli altari di
destra si possono vedere tele del Sozzi (il Battesimo
di Gesù, primo altare) e di Sebastiano Conca (la Madonna che appare a san Giovanni
Evangelista nell’isola di Patmos, datata 1756 e collocata sopra il secondo
altare). A sinistra, ancora una Crocefissione e La
Trinità appare a san Benedetto (datata
al 1756) del Sozzi.