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Palazzo Reburdone

Il palazzo Reburdone sorge nel cuore di Catania, in Via Vittorio Emanuele II, all'angolo con la Piazza dei Martiri, ed è stato costruito tra il 1776 e il 1785. Apparteneva alla famiglia Guttadauro, originaria di Mineo, piccolo paese della provincia catanese. Lo scopo di questa famiglia era di entrare nella cerchia della più alta aristocrazia isolana e nell’élite patrizia della città.
Il palazzo, costruito da Francesco Battaglia su loro richiesta, doveva infatti simboleggiare la ricchezza in modo da accrescere il loro status sociale. L’esito fu magnifico sia per l’imponenza, data dalla classica architettura settecentesca, sia per le dinastie di prestigio che ospitò. Tra queste, ricordiamo della famiglia Guttadauro il Principe Enrico, le famiglie dei due figli maschi, il primogenito, erede del principato, e il secondogenito, Barone di Pedagaggi. Alla morte del padre, i due fratelli ebbero dei disguidi e fu per questo motivo che uno dei due non andò mai a vivere nella parte del palazzo che gli spettava. Decise piuttosto di far costruire per lui un altro palazzo, il cosiddetto Palazzo Pedagaggi. Estintasi inoltre la linea maschile della famiglia, nel 1820 il palazzo passò ai Paternò Castello.
 
La struttura, che si presenta secondo lo schema tipico dei palazzi patrizi settecenteschi catanesi, è divisa in tre piani. Ai tempi della famiglia Guttadauro vi era il piano terra con botteghe, magazzini e locali di servizio, il primo piano che veniva dato alle famiglie di un ceto più basso che, per motivi economici o sociali dipendevano dalla famiglia Guttadauro, il secondo piano che rappresentava il piano nobile e il terzo piano per la schiavitù. Oggi questi piani sono tutti occupati dal Dipartimento di Analisi dei Processi Politici, Sociali e Istituzionali – DAPPSI, dalla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Catania e dall’Accademia Gionia.  



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