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Palazzo Pedagaggi

Il Palazzo Pedagaggi sorge in Via Vittorio Emanuele II, all'incrocio con Piazza Cutelli, ed occupa tutto l’isolato, comprendendo le vie Sorrentino e Pedagaggi.
Fu edificato nel 1803 e i lavori, prima seguiti dall’ingegnere Salvatore Zahrà Buda e successivamente dall’ingegnere Mario Musumeci, terminarono nel 1809. Fu realizzato su richiesta del barone di Pedagaggi, Don Vincenzo Guttadauro. Egli aveva ereditato dal padre un’ala a suo piacimento del palazzo Reburdone, ma ciò causò dei conflitti con il fratello Luigi. Così Don Vincenzo Guttadauro decise di costruire questa casa in modo indipendente. Non avendo figli, alla sua morte il barone lasciò tutto, compreso il palazzo, in eredità alla pronipote Eleonora Guttadauro, la quale era sposata con uno degli esponenti della famiglia Paternò Castello di Carcaci. Rimase in loro possesso fino al 1859, quando il barone Calì lo acquistò. A causa di problemi economici, quest’ultimo fu costretto a vendere il palazzo, cosicchè nel 1889 passò in possesso del Banco di Sicilia.

Oggi una generosa parte dell’edificio ha una grande funzione pubblica, ovvero è sede della Facoltà di Scienze Politiche. L’aula magna di questa facoltà si trova all’interno del salone principale del piano nobile, coincidente con il secondo piano del palazzo. È arredata con dieci tele ad olio che ritraggono soggetti mitologici, appartenenti al pittore siciliano Giuseppe Errante. Il primo piano è invece caratterizzato da un grande numero di finestre, che rendono molto luminoso il corridoio. Si accede a questo piano attraverso una grande scalinata centrale e due scalinate ai lati. Meno importante è il terzo piano dove, come per tradizione, abitava la servitù.
Come si può notare il palazzo è stato di proprietà di diverse famiglie. Per questo motivo, nel corso degli anni, è stato conosciuto anche sotto i nomi di palazzo Raddusa e Calì, per poi tornare definitivamente al nome originale “Pedagaggi”.  



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