L'eruzione dell'Etna del 1669, che è considerata la più devastante in epoca storica, ebbe inizio in primavera e si concluse a metà luglio dello stesso anno. Devastò e seppellì decine di centri abitati, giungendo fino al mare, in corrispondenza dei quartieri occidentali di Catania. Il vulcano, chiamato anche Mongibello, si trovava in fase di inattività da quindici anni: l’ultima eruzione importante è datata 1651, quando la lava distrusse Bronte.
I primi giorni di marzo del 1669,
nella zona di Nicolosi, si aprirono diverse bocche, anche in corrispondenza del rilievo che oggi è chiamato Monti Rossi. La lava si riversò nelle campagne, distruggendo Nicolosi e il Mompilieri, acquistò velocità e distrusse ogni cosa sul suo
cammino. Raggiunse
poi Misterbianco, invase le prime borgate cittadine (tra cui Cibali),
seppellì l’antico lago di Anicito (o Nicito) e raggiunse la cinta
muraria. Penetrò in città , generando panico e distruzione. Numerosi furono gli edifici distrutti, persino il convento dei Benedettini. Per venti giorni Catania fu invasa da un fiume di fuoco che nessuno poté in alcun modo fermare. Il 23 marzo la lava raggiunse ed oltrepassò il Castello Ursino, per
terminare finalmente la sua corsa in mare, nella zona dell’attuale
porto. Il flusso lavico penetrò in mare, per circa un chilometro, arrestandosi poi definitivamente. I dati dell’evento contano:
122 giorni di durata,
16 km di colata lavica,
16 paesi distrutti,
tra cui Catania che, per la prima ed unica volta nella storia, fu raggiunta e lesionata dalla lava.
Un evento che segnò a lungo la città ed il territorio circostante, che però saprà nuovamente
risollevarsi e riprendersi. Non fu la prima né l’ultima volta che Catania dovette fare i conti con la potenza della natura!