Il convento di San Nicolò Minore,
detto anche San Nicolella o San
Nicola dei Triscini a Catania, occupa l'angolo sud-ovest dei Quattro Canti, tra le vie di Sangiuliano, Etnea, Biscari,
Manzoni e la piazza Santa Nicolella. Il suo aspetto attuale è posteriore al terremoto del Val di Noto del 1693. Il convento apparteneva al Terzo
ordine regolare francescano che
ottenne licenza di edificare un convento a Catania nel 1606, nel luogo dove ora sorgono i Quattro
Canti, area che, prima del terremoto del 1693, che distrusse il convento e l'intera
città , portava il nome di "Piano dei Trixini".
In
seguito alla ricostruzione, l'Ordine tenne l'edificio fino alla soppressione
delle corporazioni religiose del 1866, voluta dal governo unitario.
Adiacente
al Monastero, sorgeva la chiesa di San Nicolò Minore, popolarmente
detta San Nicolella, che affacciava sulla via Manzoni (prima del 1693 via Trixini, poi divenuta dei scoppettieri) e sulla
piccola piazza intitolata a San Nicolella, dove sorge il palazzo della
Questura, alle spalle del palazzetto Biscari. Demolita nel 1955,
fu sostituita da un palazzo moderno a più piani. Una epigrafe in
un angolo ne ricorda il costruttore, l'imprenditore catanese Luigi Umberto Tregua, mentre il portale maggiore
dell'inizio del XVIII secolo fu smontato e rimontato sul fianco
della chiesa di San Sebastiano in piazza Federico di Svevia, di fronte al castello Ursino.
Sempre
all'interno dell'originario complesso conventuale sorge la piccola chiesa del Santissimo Sacramento al
duomo (in via Biscari) dei primi del '700, in origine sede dell'omonima arciconfraternita.
Dal 1866 l'edificio, in parte adibito dal
comune a sede di uffici, in parte ceduto a privati, è stato notevolmente
modificato, tanto che è ormai quasi impossibile individuarne l'antica
destinazione d'uso, anche perchè, già nei primi anni del secolo XIX, padri terziari avevano dovuto cedere a privati una parte del convento. Le finanze
dei Regolari catanesi erano infatti in così cattivo stato che la parte
dell'edificio prospettante sui quattro canti era rimasta incompleta, e il
comune, preoccupato che il quarto angolo rimanesse solo sulla carta rovinando
la monumentalità dell'incrocio, riuscì ad ottenere dall'ordine la cessione
dell'area a privati, dietro pagamento di un affitto, i quali privati avevano l'obbligo di
completare la quinta monumentale.